Stiamo distribuendo il nuovo numero de "Il Cortile" in versione cartacea. Nel caso non lo trovaste nella vostra cassetta della posta, eccolo qua.
giovedì 13 ottobre 2016
sabato 30 aprile 2016
Il Grande Slam
È complicato comprendere
immediatamente come la cattiva gestione della cosa pubblica porti a
una perdita netta di denaro nelle tasche dei cittadini. Abbiamo
perso, purtroppo, la corrispondenza tra ciò che si versa alla
Pubblica Amministrazione e gli effettivi servizi erogati. Basti
pensare che tra le accise del carburante figurano ancora la crisi di
Suez del 1956 e la guerra in Abissinia del 1935, che nel frattempo ha
fatto in tempo a cambiare nome in “Etiopia”.
Proviamo, però, ad analizzare soltanto
un aspetto della gestione del nostro comune negli anni e proviamo
“spannometricamente” a farci un'idea di quanto avremmo potuto
risparmiare o guadagnare sotto forma di servizi: le “convenzioni”.
La prima che prenderemo in
considerazione è del 1987, la famigerata convenzione Valochere.
Come ampiamente reso noto in precedenti
articoli, l'oggetto del contendere che si è trascinato fino ai
giorni nostri ricade principalmente sulla realizzazione di un
parcheggio e di un'area verde pubblico attrezzato. Se tutto fosse
andato come doveva andare, oggi la popolazione potrebbe già
usufruire di 6580 metri quadrati di area verde attrezzata e circa 60
parcheggi a ridosso sia del parco, sia del centro del paese.
La seconda è tra il Comune di Chignolo
d'Isola e le società Manifold srl e Gauranga srl, per il lottizzo
dell'area che avrebbe poi fatto parte del villaggio Hare Krishna.
Oltre alle opere di urbanizzazione
primaria (rete stradale con sezione di 5 metri + 2 metri di
marciapiede, fognatura, rete idrica, ecc...), i lottizzanti si
impegnavano a realizzare 4 campi da tennis privati e 5 non privati,
una piscina scoperta e una coperta a uso pubblico, un campo da calcio
polifunzionale e la sistemazione dei 2 laghetti e di tutti i percorsi
pedonali presenti nell'area (i più attempati i laghetti se li
ricordano...). Ora... facciamo finta che ci accontentiamo di due
borse sul prato per fare le porte del campo polifunzionale, che dei 4
campi da tennis privati ci interessa poco perché non fruibili dalla
cittadinanza e che per mettere a posto i laghetti si intenda coprirli
per sempre e costruirci sopra... ma il costo di costruzione di un
campo da tennis senza illuminazione e recinzione (per risparmiare) si
aggira attorno ai 35.000 euro, che per 5 campi fa 175.000 euro, una
piscinetta interrata 5mt X 10mt costa circa 35.000 euro (senza
spogliatoi, illuminazione ecc...). In tutto sono circa 200.000 euro
non introitati né in forma di servizio né in forma di denaro
dall'Amministrazione. Non è intenzione di questo articolo sindacare
sul perché a Chignolo servissero 9 campi da tennis. Magari
l'Amministrazione di allora voleva entrare di diritto nel circuito
del Grande Slam a fianco di Roland Garros e Wimbledon, non lo
sappiamo, ma se siete curiosi avete la possibilità di chiedere lumi
all'attuale Assessore Rota, che nel 1990 era membro di maggioranza, e
probabilmente sa qualcosa anche dell'altra convenzione citata
precedentemente.
In conclusione, considerando il parco
di valochere, i 60 parcheggi, il campo polifunzionale, i laghetti, i
percorsi pedonali, dai 200.000 euro è ragionevole pensare che si
possa arrivare a 250.000 euro circa non introitati. Per farci
un'idea, se pensiamo che il comune di Chignolo d'Isola prevede di
introitare circa 245.000 euro dalla TARI – Tassa rifiuti, delle 2
l'una: avremmo potuto risparmiarci la TARI di quest'anno o avremmo
potuto parcheggiare vicino al centro (ma non in divieto di sosta),
godere di un bel parco, nuotare all'aperto d'estate e ammirare il
“dritto” di Djokovic.
domenica 20 marzo 2016
UNO SGUARDO ALL'ATTUALITA'
Durante lo svolgimento dell’ultimo
festival della canzone italiana, non sono passate inosservate le
molteplici manifestazioni di consenso nei confronti delle cosiddette
“coppie Arcobaleno”. Presentatori, cantanti, attori e artisti vari
tenevano fra le mani o ai polsi un insieme di nastrini colorati
(arcobaleno appunto), per testimoniare al pubblico unanime consenso
verso le unioni civili e le coppie omosessuali. Ciò si riferisce alla
discussione che sta impegnando attualmente il governo e il parlamento
italiano, in merito alla stesura della legge che regolarizzerà le unioni
civili, dato che l’Italia, fanalino di coda in Europa, attualmente ne è
ancora sprovvista. Osservando lo spettacolo, tutti sembravano
perfettamente concordi sul fatto che, chiunque nutra un sentimento
profondo nei confronti di un'altra persona e desideri condividere con
lei la propria vita, lo possa fare senza alcuna limitazione. A parte le
apparenze, la questione rivela invece, una evidente contrapposizione tra
le varie correnti politiche del parlamento, caratterizzate da
differenti prese di posizione, opinioni, e aspetti culturali, che si
riflette, conseguentemente, in uno spaccato del pensiero dell’opinione
pubblica. Qui nasce la riflessione: nessuno mette in dubbio che la
famiglia tradizionale costituisca la base della nostra società, tuttavia
il senso di questa legge è quello di regolamentare e tutelare i diritti
di tutti, anche di coloro che vivono per natura o per scelta, una
condizione diversa e minoritaria. Il vero scoglio di questa legge è
rappresentato dalla “Stepchild adoption” che in inglese significa
letteralmente “l’adozione del figliastro” – è la possibilità che il
genitore non biologico adotti il figlio, naturale o adottivo, del
partner. In Italia è già prevista per le coppie eterosessuali sposate da
almeno tre anni o che convivano da almeno tre anni ma sposate al
momento della richiesta. Non è quindi valida per le coppie omosessuali,
non essendo riconosciuto il matrimonio né altre forme di unione per le
persone gay. In tutto il mondo i paesi che prevedono la stepchild
adoption per le coppie gay sono 28: 21 prevedono la possibilità di
adottare anche i bambini che non hanno legami biologici con nessuno dei
due partner, altri sette riconoscono soltanto la stepchild adoption
(Colombia, Germania, Estonia, Croazia, Slovenia, e Australia). Il
problema dei figli è sicuramente un argomento estremamente delicato,
chiaramente non si sta parlando di adozione da parte di una coppia
omosessuale di un figlio di entrambi - vedi ipotesi del cosiddetto
“utero in affitto” - perché non costituisce oggetto della legge in
discussione - e forse mai lo sarà - ma solamente nei casi in cui
all'interno della coppia ci siano già dei figli. Infatti se questa
“adozione” non fosse consentita, alla morte del genitore naturale,
toglierebbe al minore rimasto orfano, oltre al genitore anche gli
affetti consolidati in quel nucleo familiare, che hanno rappresentato a
tutti gli effetti la sua famiglia. Tuttavia, la discussione continua, ci
sono ancora molte persone che vivono la questione ancorati ad uno
schema ormai sorpassato. Se facciamo con la memoria, un salto indietro
di qualche decina d’anni, ci rendiamo conto di quanto il mondo sia
diverso e si stia velocemente trasformando per assicurare sempre più
ampie democrazie, tutele e libertà. Il mondo sta cambiando e ciò è
inevitabile, stiamo diventando una società moderna, aperta,
multiculturale, multirazziale, multi religiosa e sempre più
tecnologicamente avanzata. La società è fatta di persone e quando le
persone vengono messe al primo posto al di là delle loro differenze, dei
loro gusti e delle loro tradizioni, allora avremo veramente una società
migliore, più democratica e umanamente più libera.
giovedì 14 gennaio 2016
Riflessioni sull'Immigrazione
Il
dramma che sta coinvolgendo intere popolazioni in fuga dalla guerra,
dalle persecuzioni e dalla miseria, alla disperata ricerca di un
futuro migliore è sotto gli occhi di tutti. Vediamo famiglie intere
con donne, vecchi e bambini costretti a lasciare il proprio paese con
mezzi di fortuna, spesso a rischio della propria vita e ci siamo
quasi rassegnati, con tristezza, ad averne notizia quotidianamente.
Ciò che sta accadendo davanti ai nostri occhi crea sicuramente
emozioni e sentimenti diversi in ognuno di noi, e sono proprio questi
diversi modi di sentire che vorremmo insieme poter analizzare.
Mille problemi! Un'unica soluzione |
Dopo
un periodo in cui l'Italia si è trovata sola a fronteggiare
l'emergenza sbarchi nel canale di Sicilia ora, finalmente, l'Europa
ha deciso di farsi carico collettivamente del problema di queste
persone, cercando opportune soluzioni per la loro sistemazione,
distribuendole nei vari stati; ma ciò non diminuisce le polemiche
intorno all'arrivo di questi disperati.
Nell'opinione
pubblica notiamo si vada creando una netta spaccatura tra coloro che
comprendono l'emergenza umanitaria che si è venuta a creare e coloro
che di questi disperati non ne vogliono neanche sentire parlare.
Un
po' di numeri
In
italia gli immigrati sono circa il 7% della popolazione residente e i
musulmani il 4%, ma la maggior parte degli italiani pensa che gli
immigrati rappresentino ormai il 30% della popolazione e i musulmani
circa il 20%.
I
famigerati 30/70€ al giorno non finiscono nelle mani degli
immigrati/richiedenti asilo, ma è una quota che in Italia si
spartiscono ormai da anni veri e propri “colossi “ del business
dell'accoglienza. È un business da circa 2 milioni al giorno: più
ne arrivano, più guadagnano. Inoltre, più a lungo restano e meglio
è, e se sono minorenni ancora meglio: lo Stato paga di più.
Perché
abbandonare casa propria?
Il
mondo animale da tempo remoto si sposta da un posto all'altro per una
semplice ragione: sopravvivenza. Nel mondo animale il branco si
sposta alla ricerca del territorio favorevole e se vi trova un altro
branco più debole lo scaccia e vi si stanzia finché sussistono le
condizioni di sopravvivenza o viene scacciato a sua volta.
Ma
“l'animale uomo”? L'uomo senziente questa esigenza di
“sopravvivere” la mitizza con l'idea biblica della terra
promessa.
Ma
se tra l'uomo e la terra promessa ci fosse un ostacolo? Se ad esempio
fosse già abitata, che fare? Chiedo permesso? Scusi c'è posto?
Purtroppo no... armi alla mano, alè al massacro.
Da
quel lontano biblico evento la storia si ripete fino ai nostri
giorni. Americhe, a Australia, Africa, tutte terre promesse
conquistate a scapito delle popolazioni indigene da cui, ancora oggi,
si sfruttano le risorse a scapito dei nativi. Multinazionali varie ed
eventuali stanziate in territori dove imperversano guerre da anni,
dove ci sono carestie e ormai anche eventi climatici che costringono
le persone a spostarsi per non morire.
Oggi
queste persone si riversano in massa sui nostri territori senza armi
chiedendo un posto per vivere e noi occidentali siamo preoccupati al
grido “faremo la fine degli indiani d'America”.
Forse
vale la pena di ricordarsi del detto “non fare agli altri ciò che
non vuoi sia fatto a te” prima di erigere nuovi muri.
E
nel futuro? Siamo alla conquista dello spazio. Forse un domani
raggiungeremo altre “terre promesse”? E se saranno abitate?
Saranno i nuovi indiani o per quel tempo avremo imparato il rispetto
della vita altrui? Che fortunati 'sti extra... Probabilmente qui da
noi, con questo andazzo, ci saremo annientati da soli.
Cui
prodest?
Basta
non essere del paese per essere un immigrato. Basta lavarsi la
coscienza periodicamente in un centro di culto per poterla risporcare
subito dopo. Sempre con la paura del “forestiero”, sentendo il
bisogno di trovare il colpevole identificandolo nel più debole.
Non
siamo capaci di vivere senza avere un nemico. La storia ha sempre
identificato il diverso geograficamente come il nemico, colui che
potrebbe portarci via i nostri averi, senza accorgerci che il vero
nemico da sempre è l'ignoranza, che da sempre viene sfruttata,
imponendola anche con la violenza, per poter poi governare.
Un
bambino nasce curioso, con tanta voglia di conoscere, mentre oggi, e
soprattutto per le bambini, viene impedita l'istruzione. La loro
colpa è di non essere nate/i in un paese “civile”.
Essere
genitore in uno di quei Paesi dove il massacro è di casa, il portare
la propria famiglia in luoghi sicuri diventa una colpa.
Vedere
con indifferenza quel bambino steso in riva al mare, solamente
coccolato dalle onde, che sembrano dire ai “civili umani”
guardate l'ultima ninna nanna gliela stiamo facendo noi. Vedere quei
volti disegnati dal terrore, disperati, in cerca di un'ancora, di un
posto dove dormire e fare dormire i propri cari senza il timore di
essere colpiti in mille modi dal terrore.
Pensare
che in tutto questo ci sono persone che non provano alcun sentimento
fa un certo effetto.
Sono
da sfatare i miti economici che manovrano, anche in questo caso, la
disuguaglianza, il mettere un lavoratore contro l'altro, la paura
dell'immigrato.
Ci
hanno fatto credere che per accedere al regno della libertà e della
crescita economica fosse necessario che i lavoratori guadagnassero di
meno e consumassero di più, generando debito e disoccupazione,
generando paura dell'altro, del “diverso”, colpevole solamente di
essere disperato.
In
conclusione
La
nostra responsabilità verso i più deboli
Un
bambino è sempre un bambino anche se viene da molto lontano, una
madre è sempre una madre anche se parla un'altra lingua, un anziano
è sempre una persona a cui il tempo sottrae lentamente ogni cosa,
anche se veste abiti diversi.
Tutti
siamo stati bambini, tutti abbiamo avuto una madre, un padre, una
sorella o un fratello o dei nonni, tutti diventeremo sicuramente
anziani. Molte di queste figure necessitano di protezione ed è nostro
dovere dare loro protezione. Per coloro che ora proteggono i più
deboli è solo questione di tempo, poi, a loro volta, presto o tardi,
avranno bisogno anch'essi di protezione.
Ciò
che sta alla base dei nostri principi religiosi
La
maggior parte di noi viene da una tradizione cattolica e forse siamo
ancora in attesa di capire chi sia il nostro “prossimo” insieme
chiaramente al “buon samaritano”.
Padroni
a casa nostra, ma padroni di cosa?
Ho
visto un collega di lavoro lasciare questo mondo in un secondo senza
avere il tempo di salutare la propria moglie, che lavorava poco
distante nella nostra stessa fabbrica, e mi sono detto: “cosa è
veramente nostro”?
Non
c'è futuro per una società senza umanità
Nel
1976 ci fu un grande terremoto in Friuli. Fu un disastro e una
tragedia, ma i sentimenti e lo sforzo collettivo che ne scaturì,
attraverso la ricostruzione e l'ospitalità che molti comuni diedero
a diversi gruppi di terremotati, fu un capolavoro di coraggio e
solidarietà, una lezione civica che ancor oggi riempie di orgoglio
coloro che vi presero parte.
Questo
vale sicuramente per tutti coloro che, nel momento in cui accadono
grandi calamità nel mondo, offrono la propria disponibilità agli
sfortunati e ai bisognosi in qualsiasi modo o forma.
In
conclusione
Pensiamo
che, aldilà di tutte le nostre considerazioni, ciò che si sta
svolgendo sotto i nostri occhi e davanti ai nostri schermi, sia una
situazione veramente delicata e straordinaria, ben oltre la nostra
razionale comprensione, e quindi debba e meriti di essere analizzata
con grande responsabilità, lasciando emergere in noi i sentimenti più
elevati, caratteristici della natura “Umana”, lasciando da parte
quelli che scaturiscono dalla paura, dall'egoismo e
dall'indifferenza.
Non
sono necessarie quindi grandi azioni per sentirsi solidali con coloro
che si trovano in difficoltà fuggendo dai drammi del nostro tempo,
ma un sorriso e un po' di comprensione sia il minimo che tutti
possano dare.
martedì 28 luglio 2015
Dorian Gray
Talvolta si tende a usare l'espressione "fare
il quadro della situazione... della società", beh credo che
metaforicamente il quadro che da sempre rappresenta la società
odierna, senza mai cambiare, sia il RITRATTO DI DORIAN GRAY che un
quadro non lo è nemmeno! Ma identifica i componenti di questa
società basata sull'apparire sempre e comunque.
L'individuo di riferimento di una società fondata
su tali presupposti è colui che mostra in pubblico solo il suo
ritratto migliore. Non importa con quali mezzi l'ha raggiunto, lo
ostenta e "possiede" i canoni di bellezza cara ai suoi
contemporanei (sopratutto "possiede"beni materiali che
alimentano la sua causa), il leader di tale società fondata
sull'eterno presente, estetico, intellettuale, lavorativo, nella
quale scompare la possibilità di modificare il presente e viene a
mancare la speranza nel futuro si sostituisce alle classiche figure
retoriche dei maestri e degli insegnanti intellettuali ma sopratutto
di vita; incarna i valori fondanti della propria società, la
rappresentazione del non limite; difatti l'illimitatezza
dell'ottimismo diffuso illusoriamente si contrappone all'etica della
moderazione che dovrebbe invece farci condurre una vita secondo
misura, consci dei nostri limiti, ma sopratutto dei limiti materiali
e temporali dell'esistenza stessa, nel rispetto dei propri spazi ma
sopratutto di quelli altrui. Questa contrapposizione soddisfa un
bisogno primario dell'essere umano che è quello dell'appartenenza e
quindi dello schieramento, creando false aspettative e diventando
l'esempio, l'obiettivo da raggiungere; dovendo scegliere tendiamo a
schierarci e propendiamo sempre per la strada più breve più
semplice; ogni mezzo diventa così lecito, che calpesti gli stessi
individui che lo idolatrano non conta; che anteponga i propri
privilegi personali rispetto al bene comune non conta; che si serva
di abile dialettica per raggirare regole e questioni etiche e morali
non conta; che amministri strutture pubbliche come fossero private
traendone vantaggio e privandole alla collettività non conta.
L'immagine prima di tutto, costruita frequentando i luoghi di culto,
le istituzioni, le manifestazioni sportive e sociali tanto care alla
sua comunità, sfruttandole con il fine ultimo di apparire, comunque
e sempre, sotto la luce migliore!
In fondo è di questo che si tratta: apparire,
illuminare solo ciò che si vuole che gli altri vedano, rendere reale
ciò che è illusorio, nascondendo il ritratto raffigurante il
disfacimento etico e morale suo e della società, che invecchia e
imbruttisce nel buio, al riparo da occhi indiscreti.
Ma tutti siamo responsabili, perché non è mai un
singolo uomo che incarna il male in una società , ma è proprio
quest'ultima che assecondando il suo leader conduce se stessa verso
il male, diventando "il sistema", ammutolendo e screditando
la minoranza che dissente!
Il tema è dunque quello di smascherare la
celebrazione della bellezza senza fine, il bell'aspetto che cela in
realtà un'indole malvagia e amorale, l'ipocrisia mascherata da
apparenti buone maniere, dietro un atteggiamento di valori negativo.
La morale è che ogni eccesso non può durare in
eterno e che la realtà può essere ingannata solo temporaneamente.
Ma sta a noi svelare il ritratto e riportarlo alla luce. Gli
strumenti in nostro possesso sono l'interesse, l'impegno e la
cultura, radice dell'intelligenza, del pensiero, ciò che ci permette
di sapere chi siamo realmente.
"Non smettete mai di protestare; non smettete
mai di dissentire; di porvi domande, di mettere in discussione
l'autorità, i luoghi comuni, i dogmi.
Non esiste la verità assoluta, non smettete di
pensare. Siate voci fuori dal coro. Siate il peso che inclina il
piano.
Un uomo che non dissente è un seme che non
crescerà mai."
Fonti :
- George Orwell
- Aldous Leonard Huxley
- Bertrand Russell
- Oscar Wilde
- Umberto Galimberti
martedì 24 marzo 2015
Ambiente e Piazzola Ecologica
Ci sono voluti molti anni per educare i cittadini italiani ad una gestione sostenibile del problema dei rifiuti. Fortunatamente, poi, si è passati alla raccolta differenziata e, con questa operazione, molti comuni si sono resi conto che un problema gravoso poteva diventare una risorsa, recuperando e rivendendo le materie prime raccolte. Ci si è accorti che dall'immondizia si poteva trarre anche un vantaggio economico oltre che un bene per l'ambiente.
Alcuni, più sensibili ai temi ecologici, hanno raccolto subito le varie iniziative a proposito; altri, meno recettivi, ci hanno messo un pochino di tempo in più per adeguarsi alle varie disposizioni comunali per la gestione del problema; altri ancora, con scarsa coscienza ecologica e civica, nonostante tutto, continuano imperterriti a lasciare sacchi, sacchetti e immondizie varie sul ciglio delle strade o nei campi, come se l'ambiente non fosse il loro, come se la cosa non li riguardasse.
La natura che ci circonda è l'ambiente in cui viviamo ed è fortemente interconnesso con la nostra esistenza, l'aria, l'acqua, il verde che ci sta intorno; Influisce, in modo inequivocabile, sul nostro umore, sulla nostra salute e sul nostro benessere. Proteggerla è un nostro dovere.
La scelta recente della nostra Amministrazione Comunale di limitare l'accesso alla piazzola ecologica, rendendola parzialmente a pagamento, ha sollevato in noi notevoli perplessità, facendoci intravedere un possibile e conseguente rischio per il nostro l'ambiente.
Se prima ci capitava di recarci alla piazzola ecologica durante gli orari di apertura, era normale notare un operoso andirivieni di cittadini intenti a separare e riporre nei vari contenitori i diversi materiali di scarto riciclabili.
Ora dopo le nuove disposizioni, come era facile prevedere, la presenza dei cittadini alla piazzola ecologica si nota essere calata sensibilmente, mentre sul territorio il rilascio di materiali vari sembra in aumento.
Non vediamo in questa iniziativa dell'Amministrazione Comunale nessun tipo di risparmio per la collettività ma, al contrario, un aggravio dei costi, dato che gran parte del materiale che precedentemente veniva differenziato ora rischia di finire nel secco.
Questo tipo di decisione la definiamo un arretramento delle politiche di gestione dei rifiuti e un possibile incentivante all'abbandono dei materiali vari sul territorio.
La piazzola ecologica, dal nostro punto di vista, deve essere sì un punto di raccolta dei materiali, controllato, libero e accessibile a tutti i cittadini del comune di Chignolo e Terno d'Isola, ma anche una decisiva salvaguardia per il nostro ambiente, non fornendo a nessuno una giustificazione al rilascio di materiali sul territorio.
lunedì 16 marzo 2015
Versione cartacea de "Il cortile"
Ecco la versione cartacea de "Il cortile" per chiunque lo volesse. Cogliamo l'occasione per correggere l'articolo "Dal nostro punto di vista: il PGT": la convenzione di cui parla l'articolo non è datata 1997 ma 1987. 1997 è l'anno in cui la convenzione stessa è scaduta, entro il quale tutte le opere dovevano essere finite e consegnate alla comunità.
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